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PERCHE’ QUESTA GUERRA È UNA GUERRA REAZIONARIA Con la fine del blocco sovietico è venuto meno un ordine mondiale. Questa è ormai un’evidenza che rasenta la banalità. Si trattava di un ordine basato sulla divisione in tre blocchi (non solo due, poiché tra i due andava consolidandosi il blocco dei cosiddetti non alleati) basato in buona parte sull’equilibrio nucleare e sull’implicito terrore. Le categorie politiche che davano forma a quell’ordine erano quelle impiantate sulla dicotomia amico/nemico. Si tratta delle categorie politiche convergenti nella categoria della sovranità. L’ordine interno e quello internazionale veniva pensato e quindi praticato secondo questa categoria fondamentale, sebbene declinata diversamente. Le varie costituzioni, ossia le varie forme di organizzazione dei poteri e dei rapporti di questi con gli abitanti di un determinato territorio, non sono altro che declinazioni diverse del principio di sovranità. Ovviamente quell’ordine contemplava differenze di sovra...
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  «Fino alla seconda metà del XV secolo, o ancora un po’ oltre, il tema della morte regna da solo. La fine dell’uomo, la fine dei tempi prendono l’aspetto delle pesti e delle guerre. Questa conclusione e quest’ordine ai quali nessuno sfugge dominano l’esistenza umana. La presenza che minaccia all’interno stesso del mondo è una presenza scarnita. Ed ecco che, negli ultimi anni del secolo, questa grande inquietudine gira su se stessa; la derisione della follia prende il posto della morte e della sua serietà. Dalla scoperta di quella serietà che fatalmente riduceva l’uomo a niente, si è passati alla contemplazione sprezzante di questo nulla che è l’esistenza stessa»  «L’annientamento della morte non è più niente perché era già tutto, poiché la vita non è essa stessa che fatuità, vane parole, strepito di sonagli e scettri di follia. La testa che sarà cranio è già vuota. La follia è l’anticipo della morte. Ma è anche la sua presenza sconfitta, schivata in questi indizi di ogni gior...
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FILOSOFIA E SCIENZA De Chirico. L'inquietudine del filosofo La filosofia ha preteso, spesso, di comprendere il proprio tempo partendo da una nozione dell’essere, ossia dalla metafisica. Questo, oggi, non è più possibile. Questa impossibilità non esclude, tuttavia, che permanga il bisogno di connettere, concettualmente, il proprio tempo in una visione che quanto meno aspiri ad una totalità, sebbene sempre aperta. È evidente, oggi, la separazione delle scienze dalla filosofia intesa in modo tradizionale, ossia o come metafisica o come sistema delle scienze (Enciclopedia in senso hegeliano). La filosofia non può più aspirare ad una fondazione delle scienze. Il loro sviluppo risulta refrattario ad ogni guida filosofica, trovando esse in sé stesse la propria logica. In modo ancora più radicale, si può dire che la scienza è una realtà in grado di autodefinirsi.  La riflessione filosofica come comprensione del proprio tempo non può fare a meno della riflessione degli scienziati. Dev...
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 L'Idealismo della scienza In Platone converge, per acquisire una nuova fisionomia antisofistica, il pensiero dei primi pensatori che avevano cercato il principio (arché) da cui ogni ente deriva il proprio essere. Su questo punto è essenziale la lezione del Cassirer.  L’atteggiamento filosofico di fronte al mondo compare quando dalla considerazione del molteplice esistente si risveglia la coscienza dell’unità dell’essere.  Inizialmente la soluzione del problema venne cercata senza abbandonare il terreno dell’esistente molteplice. «Si estrae un esistente singolo, particolare e limitato, per dedurre e ‘spiegare’ geneticamente ogni altro in base ad esso» (Fenomenologia delle forme simboliche. Il linguaggio, La Nuova Italia, 1987, p. 3)  A questo livello della riflessione il problema dell’essere non è stato ancora colto nel suo autentico significato. Anche quando il principio viene indicato in un ente ideale (ad esempio il numero di Pitagora o l’atomo di Democrito...
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  PERCHÉ LA NOSTRA COSTITUZIONE È UNA COSTITUZIONE DEMOCRATICA? Ci si interroga da sempre sulla natura del ‘politico’, sulle sue categorie fondamentali. In genere le teorie che risultano da questi interrogativi fanno riferimento all’uso legittimo della forza. Si tratta di riflessioni importanti poiché, a meno di visioni ireniche, con quell’uso bisogna fare i conti. Ma se la vita politica fosse tutta racchiusa nelle categorie del politico così rinvenute e si desse una definizione della democrazia sulla base di queste categorie, si perderebbe il significato della democrazia come valore politico e con esso l’essenziale della dimensione politica dell’esistenza umana. Di ciò che sia la “politica” ha scritto, secondo me efficacemente, H. Arendt nel suo Vita activa. Il riferimento è alla polis greca in cui il bios politikos (la vita politica) era la forma di vita di uomini liberati dalla necessità, ossia dalla riproduzione della mera vita biologica. Nella polis l’uomo acquisisce, accanto ...

Il Logos e la democrazia

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Dopo le suggestioni nicciane e senza sminuirne la validità, riprendo il discorso sul  logos . Il ritorno a Nietzsche sarà, di volta in volta, inevitabile. Il suo pungolo non potrà esser messo a tacere. Nonostante la denuncia che Nietzsche fece del socratismo, penso che dagli esiti socratici della cultura greca non si possa prescindere. Questi esiti non possono essere compresi sino in fondo qualora si prescinda dal contesto in cui presero forma: la democrazia ateniese al suo declino . La filosofia dei Greci non si può comprendere senza fare riferimento all’universo spirituale della polis, la formazione politica che si sostituì, attraverso vicende complesse e secolari, agli antichi regni. È nella polis che emerge la preminenza del linguaggio ed è nell’elemento del linguaggio che si costituisce il logos greco [1] . Nella polis il logos manifesta la sua origine politica [2] . L’emergere del logos classico chiama in causa, come sua condizione, l’emergere della dimensione p...
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RIPENSARE L'ECONOMIA POLITICA. LA LEZIONE DI KARL POLANYI Il nostro modo di intendere l’economia costituisce un serio ostacolo per una comprensione esatta dei fenomeni economici. Quando usiamo il termine economia intendiamo ormai solo un insieme di moventi particolari e di scopi molto specifici piuttosto che un sistema di mezzi di sussistenza e una specifica tecnologia. Alla luce di una simile nozione riduttiva di economia, «invece delle caratteristiche permanenti e costanti di tutte le economie umane, sono quelle meramente transitorie e contingenti che appaiono essenziali» (K. Polanyi, Il ruolo dell’economia nelle società antiche, Einaudi 1983, p. 10). In ultima analisi è l’innaturale influenza sulla società del sistema di mercato che determina la riduzione del significato della nozione di economia. Furono i fisiocratici a generare il concetto di economia, contestualmente all’emergere del mercato inteso come meccanismo offerta-domanda-prezzo. Questo meccanismo comincia a ...