PIENEZZA DI VITA E PESSIMISMO
Ritornando sulla Nascita della tragedia dallo spirito della musica
dopo sedici anni dalla sua pubblicazione, Nietzsche ne metteva in chiaro la tesi
fondamentale. Lo scritto era nato dall’intuizione che esiste un pessimismo
della forza, ossia una capacità di fissare lo sguardo sul negativo
dell’esistenza; capacità che nasce da una “salute traboccante”. La tragedia attica fu
espressione di un simile pessimismo della forza. Il socratismo morale e l’uomo
teoretico testimoniano il venir meno di una simile forza. La tarda serenità
greca e l’affermazione della dialettica sono il sintomo di un tramonto. Il
pessimismo che nasce dalla forza mette gli uomini di fronte alla verità. La
scienza è invece «una sottile legittima difesa contro la verità».
Il problema qui affrontato è il problema della morale (del significato vero
dell’attribuzione di un senso morale all’esistenza) e della scienza.
Quest’ultima da intendersi non tanto, o non solo, come scienza positiva, ma come quella razionalità costituitasi proprio sul declinare della tragedia attica.
È questa razionalità che viene messa in questione e ciò viene fatto dal punto
di vista dell’arte «Vedere la scienza
nell’ottica dell’artista, l’arte però in quella della vita».
Il pessimismo della forza è vita
possente. Pessimismo come vitalità e la tragedia come massima espressione
artistica di questa vitalità. Il razionalismo, l’utilitarismo e la democrazia
ad esso associata appaiono col venir meno di quella forza vitale e sono perciò
segno di decadenza. Così come segno di decadenza è la morale come
giustificazione del mondo. L’unica giustificazione possibile del mondo è quella
estetica. Se il mondo è una creazione, esso è la creazione di un Dio artista,
«totalmente incurante e immorale», che nel creare ha il solo scopo di liberarsi
«dalla pena e dalla pienezza della sovrabbondanza». Quindi «il mondo è in ogni
istante la raggiunta liberazione di
Dio». Questo racconto della creazione definisce il senso estetico del mondo e
si propone come «un baluardo contro l’interpretazione e il significato morale
dell’esistenza».
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