IL TEMPO DELL'ANGELUS NOVUS
La foto è del fotografo Richard Peter e rappresenta Dresda nel 1945
Le rivoluzioni sono eventi rari nella storia dell'umanità. Esse sono una sorta di accelerazione della storia. Esse accadono, diceva Marx, quando i rapporti di produzione non sono più adeguati al reale sviluppo delle forze di produzione. Definizione per alcuni troppo schematica, tendente a collocare nel progresso tecnologico il motore della storia. In una simile definizione agisce una sorta di religione del progresso.
C'è un'altra visione della storia, meno lineare e meno consolatoria. E' quella offerta dall'Angelus Novus, il quadro di Klee interpretato da Benjamin,dove si rappresenta un angelo il cui sguardo, volto al passato, è fisso su un cumulo di macerie da cui si allontana, sospinto da una tempesta, volgendo le spalle al futuro. La tempesta è ciò che chiamiamo progresso ed è ciò che gli impedisce di arrestarsi per ricomporre le rovine della storia. Si direbbe una visione pessimistica, che non lascia scampo ai miti del sole dell'avvenire.
Così sarebbe se ad essa non si accompagnasse una concezione non usuale del tempo, quella secondo cui il presente non è un passaggio, ma un restare in bilico nel tempo. Questa concezione del tempo Benjamin la trae dalla sua cultura ebraica. "E' noto - scrive - che agli ebrei era vietato investigare il futuro. La Thorà e la preghiera li istruiscono invece nella memoria. Ciò li liberava dal fascino del futuro, a cui soggiacciono quelli che cercano informazioni presso gli indovini. Ma non per questo il futuro diventò per gli ebrei un tempo omogeneo e vuoto. Poiché ogni secondo, in esso, era la piccola porta da cui poteva entrare il Messia". E' questa una temporalità salvata dalla meccanicità della riproduzione lineare dell'eguale, funzionale alla produzione capitalistica. E' questa temporalità che fa si che ogni futuro istante possa essere la piccola porta da cui può entrare il Messia. Il presente non è più un semplice fluire dal passato al futuro, un progressivo fluire. Si tratta della temporalità rivoluzionaria che però non si conclude con l'instaurazione di un regime politico. La rivoluzione consiste qui nella capacità di far vivere in ogni presente la temporalità messianica. Come tale non è utopia, poiché è parte della storia dell'uomo: era già presente nell'impresa di Spartaco e nelle imprese dei contadini che si ribellavano ai principi sotto la guida di Thomas Muntzer. Ed è presente ancora oggi nelle lotte, piccole o grandi, di coloro che non accettano che il solo metro di valutazione della vita e della natura sia l'apporto dato alla riproduzione del capitale.
L'Angelo di Benjamin, l'angelo della storia, è questa temporalità. Non esiste una provvidenza nella storia, quella provvidenza per cui anche il negativo ha un senso. Non ci sono consolazioni hegeliane (la storia come divenire autocosciente dell'Idea), né miti del progresso tecnologico. Esiste solo la possibilità della rottura del continuum della storia, la possibilità di mettere in discussione il potere dominante, svelando l'impostura su cui esso si fonda.
In un altro frammento Benjamin auspica una concezione della storia all'altezza della verità insegnata dagli oppressi, quella secondo cui lo stato d'emergenza è la regola. Riecheggia in questa tesi di Benjamin la definizione che Carl Schmitt, un giurista conservatore che ha flirtato col nazismo, ha dato della sovranità: sovrano è chi decide dello stato d'eccezione. Lo stato d'eccezione è la sospensione del diritto per salvaguardare il diritto. Dunque lo stato d'eccezione allude a un potere al di sopra del diritto, di cui il sovrano si serve per ristabilire la normalità turbata, quella normalità di cui il diritto ha bisogno per funzionare. In questo modo il potere normalizzante trova la sua giustificazione. Ma il potere normalizzante agisce sempre, non in casi eccezionali. Ecco, dice Benjamin, la verità rivelata dalla storia degli oppressi. Se questa è la verità, è necessario ristabilire lo stato d'eccezione vero, ossia lo stato d'eccezione liberato da quella sacralità mondana che gli conferisce il principio di sovranità. Bisogna mettere in discussione il principio di sovranità. A ben riflettere, la filosofia della storia proposta dall'Angelus Novus è funzionale all'affermazione del vero stato d'eccezione.
La foto è del fotografo Richard Peter e rappresenta Dresda nel 1945
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