«Fino alla seconda metà del XV secolo, o ancora un po’ oltre, il tema della morte regna da solo. La fine dell’uomo, la fine dei tempi prendono l’aspetto delle pesti e delle guerre. Questa conclusione e quest’ordine ai quali nessuno sfugge dominano l’esistenza umana. La presenza che minaccia all’interno stesso del mondo è una presenza scarnita. Ed ecco che, negli ultimi anni del secolo, questa grande inquietudine gira su se stessa; la derisione della follia prende il posto della morte e della sua serietà. Dalla scoperta di quella serietà che fatalmente riduceva l’uomo a niente, si è passati alla contemplazione sprezzante di questo nulla che è l’esistenza stessa» «L’annientamento della morte non è più niente perché era già tutto, poiché la vita non è essa stessa che fatuità, vane parole, strepito di sonagli e scettri di follia. La testa che sarà cranio è già vuota. La follia è l’anticipo della morte. Ma è anche la sua presenza sconfitta, schivata in questi indizi di ogni gior...
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